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martedì 27 settembre 2016

"Aiutami a fare da solo" il puzzle


Devo scrivere quello che ama L., perche' fra poco - già ora, con amici - guarderò indietro verso un tempo confuso troppo ricco di foto per essere ricordato nei singoli interessi.

Comincio con i puzzles.
Li ho introdotti gradualmente.
Ho cominciato con i tre cerchi. Li ho voluti da subito, simbolo della montessorianita', e li ho introdotti troppo presto. Credo avesse un anno. E la loro unica funzione era essere lanciati.


Ogni tanto mi dimentico che L. passa pochissimo tempo a casa con i suoi giochi. La sua grande motricità beneficia moltissimo della creche, ma attivita' più calme - impilare, infilare, classificare, riconoscere - vengono lasciate da parte.

Ho riproposto i tre cerchi intorno ai 15 mesi, e L. li ha amati.
Ho un video che ho esibito ai nonni scettici come uno spot di montessorianita'. Ode all'autocorrezione e alla ripetizione.

Verso i 16 mesi ho aumentato la complessità aggiungendo altri cerchi, ma era comunque troppo facile. Così gli ho proposto il quadrato e il triangolo, prima singolarmente e poi insieme.

Ed ha funzionato, bilanciava sfida e interesse.
Verso i 19 mesi volevo crescere un po'. Perche' mi sento in colpa a vedere quelle mensole immobili per settimane, che il mio spirito montessoriano vive di più nella lettura ingorda di blog che nel mio essere madre.
Ho proposto a L. il triangolo e il quadrato. Di nuovo, perche' erano fuori in rotazione. Ci ha messo qualche giorno per capirli di nuovo. Ma ora capita che passi dalla mensola e li incastri senza pensarci,  tra una passeggiata sul triciclo e una scalata del divano.
Io neanche me ne accorgo, trovo semplicemente il puzzle completato, e continuerò a lasciarlo a disposizione finche' capiterà.

Ora gli ho proposto questo:

Mi piace perche' e' guidato dalle immagini sul pannello, perche' i pomelli sono più piccolini, e perche' L. ama i mezzi di trasporto di recente (e le ambulanze le sirene le ruspe i camion) - non ero sicura che sarebbe riuscito a completare il puzzle, ma pensavo gli sarebbero piaciuti comunque i singoli pezzi.

In realta', nella mia scaletta mentale avrei voluto offrirgli delle matching-activities con gli animali. Ma non ho trovato il tempo di prepararle, ed ora che l'ho fatto, lui non sembra essere interessato.

He likes the animal without the matching
Non erano necessarie comunque. Questa mattina l'ho trovato che stava finendo il puzzle da solo.
Mi ha chiesto aiuto solo quando mi sono seduta di fianco a lui.

Due link interessanti su toddler e puzzles:
12-18 mesi
18-24 mesi

E un appunto. Offrire i puzzles in modo cosi' destrutturato cambia tutto.

venerdì 9 settembre 2016

Il tantrum che ho creato

Ieri sera abbiamo fatto un picnic sul lago. Devo essere grata a L. per avermi fatto riscoprire il lago.
L. ama il lago da dopo le vacanze ("mare, mare"!) e guardare il tramonto dalla riva e' un modo molto dolce di celebrare questo ultimo calore estivo.

Quando era già passata l'ora di cena Luigi e' andato a prendere le pizze.
L. era impegnato. A inseguire cigni, tuffarsi tra sciami di moscerini, sedurre donne sconosciute, cadere da scalini di pietra. E ovviamente nella sua attività preferita: raccogliere rocce dall'acqua e rilanciarle dentro.


Sapevo che era bagnato e faceva fresco, ma era così impegnato che ho resistito l'impulso di cambiarlo subito, prima che suo padre tornasse. L'ho solamente avvertito che presto l'avrei fatto.
Ho aspettato.

Fino a quando e' tornato Luigi.
Allora ho avvertito L. Ti cambio il pannolino finche' la pizza si raffredda. Prima il pannolino, poi la pizza.
Ma lui non era d'accordo. Si e' messo a urlare, scalciare, piangere. Mi sono fermata. Ho riconosciuto i suoi sentimenti, ho aspettato un pochino. Alla fine ho provato a distrarlo con un pezzo di pizza mentre lo cambiavo. Ma non l'ha accettato. Ha continuato a contorcersi finche' Luigi non mi ha aiutato a mettergli il pannolino in un modo che era tutto tranne che rispettoso.

E poi si e' calmato. Ha mangiato la sua pizza e chiaccherato finche' la luce e l'acqua sono diventate arancioni, poi più scure, poi blu.

E li' ho realizzato - perche' gli ho cambiato il pannolino?
Ci provo. A riconoscere e validare i suoi sentimenti, ad aspettare, aspettarlo. Ma anche ad essere ferma durante i momenti di transizione, ad essere coerente nei limiti che impongo.
E queste ultime due cose sono difficili per me. Cosi difficili che a volte sono molto più dura di quanto sia necessario.
Ieri sera sono stata cieca. Accecata dalla mia idea di farlo cenare asciutto.

Avrei potuto aspettare di più.
Aspettare. La parola magica.  Fare un piccolo passo indietro.

giovedì 9 giugno 2016

Diciamo "SI" invece

"Le foglie stanno sulla pianta. Vedo che vuoi giocare con la pianta. Vieni, annaffiamola insieme."
o semplicemente "Le foglie rimangono sulla pianta", invece che "Non staccare le foglie".
Se non smette, spostarlo fisicamente e re-indirizzarlo.

Ricordiamoci che fino ai 3 anni più o meno non sono capaci di capire di non fare qualcosa perche' e' sbagliato. E spesso agiscono governati da impulsi che non sanno capire. Sta a noi mettere i limiti. In modo calmo, sicuro, rispettoso e fermo. Poi re-indirizziamoli.
Cerchiamo di dirgli quello che può fare invece, invece che impedirgli di fare qualcosa.
"Capisco che tu voglia lanciare. I blocchi si usano per costruire. Tieni una palla. Le palle si lanciano"
Frasi corte e semplici. Prepariamoci a ripetere all'infinito.
E ancora
"Non voglio che tu corra dentro. Si corre fuori" invece che "non correre".
"E' solo per guardare / mani dietro la schiena" invece che "Non toccare"
"Il piatto rimane sul tavolo" invece che "non lanciare il piatto" 
ma anche
"Vedo che hai finito. Passami il piatto per piacere".
E lasciamo che scoprano le conseguenze delle loro azioni (non punizioni, conseguenze).
"Se lanci ancora il piatto io capisco che hai finito e spreparero'".

Freedom within limits. Diciamo "si" al comportamento ma "no" al contesto inappropriato.



Cerco sempre di chiedermi:
1) Questo no e' davvero necessari?
2) I bambini spesso agiscono in risposta ad un bisogno interno che neanche loro comprendono. Come posso rispondere a quel bisogno senza dire no? Dove e quando questo comportamento e' accettato?
"In questa casa non si picchia. Non ti lascerò picchiare. Capisco che sei arrabbiato. Tieni, puoi colpire il cuscino."
"Vedo che vuoi sputare. Andiamo ad esercitarci a sputare l'aqua nel lavandino"
(utile nel lavarsi i denti).
Non c'e' nulla di male nei "no" se sono pochi e consistenti.
Ma anche se sono pochi, i bimbi di 1-3 anni tenteranno di sfidarli, e sfidarci, per scoprire i limiti del mondo.
"Non ti lascerò toccare il forno. E' caldo e pericoloso". Irremovibile, ma gentile. E ripetuto. Se continua, fisicamente spostarlo.
Una buona alternativa a NO e' STOP o ALT seguito da una spiegazione breve.

Il bambino si aspetta dei limiti. Ne ha bisogno. E' una necessita' primaria, primitiva, di sicurezza, di ricerca di una sicurezza più grande.
Ma devo ricordarmi anche che indipendentemente da quanti pochi no ci sono in giro, Lorenzo li sfiderà, li testerà, testerà i limiti del mondo, la mia capacita' di essere un adulto forte e capace di contenerlo.
E cercherò di ricordarmi che quando imporrò i limiti di cui lui ha bisogno, lui ci sbatterà contro.
E protestera'.
A seconda dell'eta', la protesta potrebbe includere: gettarsi sul pavimento, sbattere piedi e gambe, urlare. Insomma i "capricci" .
Ma come noi, anche i bambini hanno diritto alle reazioni forti. Sopratutto se non e' ancora verbale e non sa spiegarsi.
Io proverò:
- ad essere calma, sicura, adulta.
- Ad essere presente. Riconoscere e verbalizzare i suoi sentimenti ("Non vuoi proprio vestirti questa mattina!", "Volevi staccare le foglie dalla pianta e non ti ho lasciato. Sei frustrato").
- Contenerlo. Fisicamente, se me lo permette. Semplicemente standogli accanto altrimenti. Accoglierlo dopo, sempre. Farlo sentire amato sempre.
- Riconoscere anche il mio diritto di reazione e distacco. "Ho bisogno di un minuto per calmarmi. Sono in camera se hai bisogno di me".

Ho scritto tanto, ma lascio due idee:
- riformulare i "no" in modo positivo.
Invece che dirgli quello che non può fare, dirgli quello che PUO' fare invece.
- Concetto basilare nella comunicazione, uno studente di marketing lo venderebbe meglio di un pedagogista. "Non camminare sulla strada" che idea ci stampa in testa? A me la strada. Invece "Cammina sul marciapiede"? Appunto.

Idee di lettura:

Janet Lansbury RIE blog / books
How to talk so kids will listen and listen so kids will talk
The Whole-Brain Child: 12 Revolutionary Strategies to Nurture Your Child's Developing Mind

lunedì 25 aprile 2016

Non interrompere - allora perche'?

Ieri mattina ci stavamo godendo il classico cappuccino del Sabato. Lorenzo non voleva stare al tavolo con noi, così l'ho messo giù e lui è andato verso l'angolo musica a giocare con il suo xilofono preferito. E' un regalo dello zio, e molto più rumoroso di quello di legno :-)
Lorenzo non riesce ad aprire la custodia (manco io, spesso) e finisce sempre per innervosirsi. Non ieri. Ieri stava giocando felicemente con i piedini retrattili, come gli aveva insegnato suo papà. E cosa ho fatto io? Mi sono alzata dal tavolo, l'ho raggiunto ed ho aperto lo strumento.
Lorenzo ha iniziato subito la sua produzione musicale, ma io mi sono chiesta - perchè l'ho fatto?
Il mio intervento non era necessario.
Io - avvocato del 'non-interrompere!' - aiutandolo ho anticipato il suo desiderio di suonare e la sua frustrazione, ma quello che ho *veramente* fatto è stato interromperlo.
Non sempre è facile renderci conto!

lunedì 29 febbraio 2016

Colazioni autosvezzate

Abbiamo tempo di fare una colazione calma solamente durante i weekend. La settimana normalmente beve il latte a letto, e poi via alla creche.
Cerchiamo di creare dei mini-brunch, per preservare il più possibile la sua abitudine di mangiare alle 11 (inarrivabile per noi).

1) Muffin integrale senza zucchero con farina di mandorle, banana, fichi e ricotta, yoghurt bianco, mele e lamponi.
2) French toast, mirtilli, yoghurt greco con farina di mandorle.


Qualche giorno fa, ho notato che iniziava ad inzuppare le cose come facciamo noi. Non solamente per il gesto in sé, ma inzuppava e mangiava.
Così ho iniziato a dargli la possibilità di sperimentare.

3) Pane fatto in casa con formaggio fresco e marmellata fatta in casa, mirtilli, yogurt greco e farina di mandorle. E latte di mucca!
4) Banane e datteri, yoghurt greco con farina di mandorle ed una spruzzata di succo di mandarino, un biscotto.
5) Gallette di riso ai mirtilli, arance, lamponi, yoghurt bianco e farina di mandorle. Un bicchiere di latte.




lunedì 22 febbraio 2016

Autosvezzamento per noi, e 2 settimane di menu

Lorenzo aveva 10-11 mesi quando ho scattato queste fotografie, ma sono rappresentative di tutto il nostro viaggio da autosvezzanti.

All'inizio cambiava solamente la forma: strisce di cibo morbido (vegetali bolliti, pasta, pezzettoni succhiabili di carne) che fuoriuscisse dalle sue mani strette a pugno. Non mangiava quasi nulla, ma non ci importava.
I pasti (serali, perche' a pranzo mangiava al nido) erano un momento di scoperta e condivisione della vita famigliare. Oh, come era felice dopo la sua prima cena condivisa! Quella coscia di pollo e quella carota bollita sono rimasti simbolo di gioia.

Poi. Ha iniziato a mangiare pezzettini più duri e a saziarsi con cibo che non fosse latte intorno agli 8 mesi. Dai 10 ha iniziato ad usare la forchetta e bere dal bicchiere, ed ha diminuito le poppate. Verso i 12 mesi il cucchiaino ha iniziato a centrare consistentemente la bocca da pieno (anche se dopo poco passa alle mani inzuppate e ciucciate :-) ).
Ora (12.5m) adora mangiare cose piccole (mirtilli, i piselli che seleziona dalle minestre) e risucchiare gli spaghetti. Ha iniziato a mangiare riso/couscous/quinoa che prima avevano consistenze troppo difficili. Adora inzuppare.
In qualche momento e' anche diventato meno riluttante nell'accettare di essere imboccato, che ci ha permesso di ricominciare a mangiare le zuppe (yey!).

Cerco sempre di offrirgli almeno un cibo che lui sappia mangiare indipendentemente.
Cerco di evitare il piatto unico, così che lui possa sperimentare con sensazioni, consistenze e gusti definiti e differenti.
Cerco di offrirgli sempre almeno un carboidrato, possibilmente non raffinato, e dei vegetali. Le proteine le mangia quasi sempre all'asilo, e da casa stanno scomparendo.

Qui due settimane delle nostre cene. A breve anche le colazioni!


Il menu':
1) Tortellini brodo (verdure frullate dentro), pollo.
2) Risotto di zucca, pollo alle mandorle.
3) Patate, fagiolini, polpette di risotto avanzato.
4) Salmone, fagiolini e pane integrale fatto in casa dal papa' :-)
5) Pasta e ceci.
6) Stufato di manzo, pure', zucca al forno.
7) Zuppa di ceci e zucca. Gallette di farro con hummus.
8) Pasta integrale al ragu' (e parmigiano).
9) Maiale al latte, gallette di riso e farro inzuppate nel sughetto, spinaci al vapore.
10) Una bustina di pappa per bambini (ci sono anche i giorni difficili).
11) Super pizza homemade dal papa'.
12) Polpette di quinoa avocado e patate (amate piu' da me che da lui). Pane fatto in casa con spread di avocado e tofu. Tofu e pomodorini.
13) Fegato alla veneziata (genovese?), pure', coste.
14) Pasta con carciofi e pecorino, insalata greca.
15) Pure', broccoli, merluzzo alle erbe.
16) Gnocchi di barbabietola e patate, salsa di gruyere. 

Funzionano anche:
Farinata (con qualcosa spalmata sopra), polpette di ogni tipo, Lasagne e cannelloni. Non e' un grande fan di frittate e quiche, ma sarebbero un ottimo modo di combinare proteine e vegetali.

giovedì 14 gennaio 2016

Basilico

Uno dei principi base del metodo Montessori e’ l’uso della “disciplina positiva”.
Chiarissimo sulla carta, un po' meno quando si parla di vita vera. Come aggirare i no?

Ma poi, domenica.
Domenica Lorenzo si e’ tirato in piedi sul il tavolino del salotto, ha tirato a se’ la tovaglietta, ed ha iniziato a strattonare la pianta di basilico che era riuscito a raggiungere (dobbiamo ancora ricalibrare la sicurezza sulle sue nuove capacità fisiche).
 Invece che dirgli un ennesimo no, invece che distrarlo o spostare il vaso in alto, gli ho mostrato come toccarlo dolcemente, accarezzando le foglie con la punta delle dita.
E con mia estrema sorpresa, lui ha capito.
Si e’ arrampicato più volte sul tavolo e più volte ha sfiorato il basilico. Dolcemente, in punta di dita.
Non sono riuscita a scattarne una foto, ma la cosa si è replicata con altre piante.

Trying to replicate with a plant :-)
Non mi illudo che lo faccia sempre. Si dimenticherà, vorrà studiare la causa-effetto del suo comportamento e della mia reazione, dell’aggredire i rametti e della pianta che si spoglia.
Ma ho capito che Lorenzo vive nel bisogno disperato di scoprire il mondo.
E, a volte, ha solo bisogno di conoscere nuovi modi per farlo.
E per noi genitori, cosa c’e’ di più bello che insegnargli a farlo con meraviglia e rispetto?